WORK IN PROGRESS
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Oggi chi sale in località ''Goi de la Tromba - Polset'', appena fuori dal paese, lungo l'antica strada acciottolata che da Zone porta alla cima del Monte Guglielmo (segnavia n. 227-227A), incontra una serie di creature fantastiche, con forme per lo più da favola, saldamente radicate al terreno. La favola inizia proprio in quel di Zone dove abita un artista singolare, conosciuto da tutti come il ''Rosso'' (all'anagrafe Luigi Zatti). La sua sensibilità artistica nonché la sua fantasia lo hanno portato nel mondo degli antichi abitatori del bosco: gli gnomi. Pare che questi, dopo un incontro ravvicinato, gli abbiano sussurato il desiderio di essere, per mano sua, sentinelle visibili del loro meraviglioso bosco. I tronchi di alcuni alberi tagliati, con le radici ancorate al terreno, sono stati trasformati in tanti personaggi meravigliosi e fantastici. Un esercito di sentinelle composto per lo più di gnomi innamorati, mamme prosperose, patriarchi e grosse matrone, ma anche orsi, lupi, leprotti, ranocchi, volpi e gatti e persino Pinocchio vengono messi a guardie del posto
Il Guglielmo, dialettalmente Gölem,
è una montagna speciale per molti versi e di ciò si ha sicura sensazione non solo guardandolo da sotto ma anche, e soprattutto, rimontandone la gigantesca e docile groppa. Il fascino non è facilmente definibile, ma indubbiamente attribuibile alla casuale alchimia di più fattori, tutti discendenti a cascata dalla posizione privilegiata e felicemente anomala: un pezzo di Alpi che una mano gigantesca ha sbalzato lontano dal consorzio dei suoi simili, poggiandolo quasi al limitare della pianura ed a balcone sullo specchio del Sebino. Va da sé che le visioni lontanissime che si godono dalla vetta siano di grande effetto, ma questo non costituisce di certo una prerogativa del Guglielmo; la sua singolarità è piuttosto nel modo in cui il monte si colloca rispetto all’ambiente circostante e come ciò viene percepito anche in condizioni di visibilità non ottimali. Infatti per questo blocco compatto e coerente di roccia calcarea la quota sul livello del mare è quasi coincidente con l’emergenza della vetta dal suo basamento: sono 1700 metri di dislivello diretto, su 1950 di quota assoluta, insomma, radicato com’è su due fondivalle bassissimi, e inserito a mo’ di colossale escrescenza sul filo esile ed arrotondato di uno spartiacque erboso più basso di mezzo chilometro a nord e di quasi uno (mediamente, e con l’eccezione della Punta Almana) verso sud,prima del progressivo degrado verso la piattezza della pianura. È un gigante isolato e la più vicina elevazione col suo ordine di grandezza è il Muffetto , a oltre dieci chilometri verso nord, pilastro terminale della dentata ed alta catena proveniente dal “nodo” del Setteventi (le montagne hanno nomi di bellezza incredibile) nella zona del Maniva. Tranne il Muffetto dunque, insieme ai suoi compagni più lontani dell’alta Val Trompia, per i quasi 360 gradi restanti, l’occhio del felice arrampicatore spazia su un vuoto di verdi ondulazioni, valli, pianure, cui si aggiunge lo specchio lacustre del Sebino, e per decine di chilometri non trova degni ostacoli di simile o superiore altezza. Singolare questa sommità del Guglielmo, con la lunga groppa formata da mammelloni erbosi, in catena, costellati di ruvidi e bianchissimi affioramenti di rocce calcaree, e lo sfondo di Castel Bertino a reggere, stagliato contro il cielo, l’imponente e aguzzo Redentore che alla luce del sole riflette un colore molto triumplino quasi di acciaio brunito, impresso per sempre nel suo calcestruzzo liscio e compatto, come per conferirgli un aspetto di rassicurante solidità. La groppa sommitale è difesa da un ripido, lungo e quasi uniforme pendio (ratù è il nome appropriato appioppatogli dai triumplini) sul versante settentrionale, mentre i restanti versanti sono molto più mossi ed articolati, ma mediamente più dolci. Che li unifica tutti è però la caratteristica della nudità, per centinaia di metri di dislivello, corretta solo da radi cespugli ed arbusti, mentre la vegetazione di alto fusto se ne sta sotto quota 1500 a tutto vantaggio della libertà di visuale; e ciò, unito agli effetti del già detto privilegio geografico del Guglielmo, da in premio al paziente arrampicatore tutta la strana sensazione della conquista di una ideale ed eccelsa montagna… poco più in là della porta di casa. |
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